Perché due testamenti?

Il termine "testamento" è mutuato dal latino testamentum, che contiene anche il significato di "testamento” inteso come

“ultime volontà".

Nella versione latina della Bibbia le due parti sono chiamate rispettivamente Vetus Testamentum e Novum Testamentum. La parola testamentum venne scelta quale equivalente latino del greco diatheke, usata per le due parti della versione greca della Bibbia, e precisamente he palaia diatheke (l’antico patto) per la prima parte e he kaine diatheke (il nuovo patto) per la seconda.

E’ quindi il termine diatheke che occorre prendere in considerazione. Dalla sua analisi si scopre che questo termine può avere più significati: sia "testamento" (nel senso di "ultime volontà"), sia "patto".

Gli estensori della versione della Bibbia detta Dei Settanta avevano a disposizione un altro termine greco, syntheke, per rendere la parola ebraica berith (patto), ma non l’usarono perché avrebbe potuto ingenerare l’idea del patto tra Dio e gli uomini come patto tra eguali, mentre diatheke si avvicina di più all’idea biblica di patto o "accordo" iniziato da Dio per sua grazia e liberamente concesso al suo popolo. Questo rende l’idea dell’estrema importanza di ogni singola parola riguardante la Bibbia, non solo nel suo testo ma persino del descriverne la sua composizione.

Al di là di altri derivati, come ad esempio "atto notarile", la traduzione migliore della parola diatheke rimane "patto", una parola perfettamente conosciuta e che indica una forma di accordo particolarmente solenne e vincolante.

Lo speciale significato biblico va anche oltre: ingloba l’idea di mutua "appartenenza", di incorporazione dentro la famiglia, di vincolo matrimoniale, ratificato solennemente dal versamento del sangue (il termine ebraico letteralmente significa "tagliare un patto").

Ciò premesso, si può tranquillamente sostituire la parola "testamento" con "patto" e chiamare le due parti della Bibbia rispettivamente "I Libri dell’Antico Patto" e "I Libri del Nuovo Patto".

A partire dalla sua presentazione da parte di Gesù, quando Egli istituendo la Santa Cena la sera prima della sua morte disse ai discepoli:

"... Questo è il mio sangue, il sangue del patto, il quale è sparso per molti"
(Vangelo di Marco 14:24 e Vangelo di Matteo 26:28)

"... Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, il quale è sparso per voi"
(Vangelo di Luca. 22:20; Primalettera di Paolo ai Corinzi 11:23-25).

 Queste dichiarazioni non possono che ricordare il sangue delle vittime (animali) sacrificali con cui veniva stabilito il patto dell’Antico Testamento. Facendo riferimento a quelle ordinanze divine, Gesù in qualità di Mediatore, inaugura un nuovo patto tra Dio e gli uomini, patto che non ratifica con il sangue di animali ma con il proprio sangue, una volta per sempre.

Ma perché era necessario un nuovo patto? Perché non era più valido il patto istituito al tempo di Mosè? Perché il patto mosaico era incompleto. Si trattava di un impegno contratto solennemente tra Dio e Israele e continuava a valere nella misura in cui l’accordo veniva osservato da entrambi i contraenti. Naturalmente non ci sono dubbi sulla fedeltà di Dio, ma per Israele divenne difficile, anzi impossibile tenere fede all’accordo.

Ma se Israele venne meno al patto, Dio continuò a rimanervi fedele. E il primo patto, per quanto inadeguato, servì a preparare la strada a un altro patto che avrebbe sostituito il primo e sarebbe riuscito là dove l’altro aveva fallito.

Il profeta Geremia aveva preannunciato un nuovo patto, scritto sul cuore, tramite il quale tutti avrebbero potuto conoscere il Signore. Gesù con le sue parole realizza proprio quel tipo di patto, manda ad effetto quella profezia.

 "Ecco, i giorni vengono", dice il SIGNORE, "in cui io farò un nuovo patto con la casa d'Israele e con la casa di Giuda; non come il patto che feci con i loro padri il giorno che li presi per mano per condurli fuori dal paese d'Egitto: patto che essi violarono, sebbene io fossi loro signore", dice il SIGNORE;"ma questo è il patto che farò con la casa d'Israele, dopo quei giorni", dice il SIGNORE: "io metterò la mia legge nell'intimo loro, la scriverò sul loro cuore, e io sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo. Nessuno istruirà piú il suo compagno o il proprio fratello, dicendo: Conoscete il SIGNORE! poiché tutti mi conosceranno, dal piú piccolo al piú grande", dice il SIGNORE. "Poiché io perdonerò la loro iniquità, non mi ricorderò del loro peccato".
(Ger.31:31-34)

 La superiorità del nuovo patto rispetto all’antico e le implicazioni che tutto ciò comporta vengono dedotte, in particolare, dall’autore dell’Epistola agli Ebrei nei capitoli 9 e 10,  poi dall’apostolo Paolo:

"... Quel che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva debole, Iddio l’ha fatto; mandando il suo proprio Figliuolo in carne simile a carne di peccato e a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella carne, affinché il comandamento della legge fosse adempiuto in noi che camminiamo non secondo la carne, ma secondo lo spirito"
( Lettera di Paolo ai Romani 8:3-4)

 e infine dallo stesso Gesù:

 "Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti;io son venuto non per abolire ma per compire (o completare)..."
(Vangelo di Matteo 5:17).

Pertanto, i libri dell’Antico Patto raccontano come Dio dispose la necessaria preparazione per inviare suo Figlio a inaugurare il Nuovo Patto. E i libri del Nuovo Patto raccontano come il Figlio di Dio venne per realizzare il Nuovo Patto e manifestarne tutte le implicazioni.

Queste sono le domande che ci sentiamo porre solitamente da amici cattolici che cercano di capire da dove vengono le divergenze tra la Chiesa Cattolica Apostolica romana e le altre Chiese cristiane. Come prima risposta si può ricordare che al tempo di Gesù e degli apostoli era molto usata una versione dell’Antico Testamento in lingua greca, nota come quella dei “Settanta”, redatta fra il 285 ed il 132 a.C. Questa versione fu quella usata  dagli scrittori del Nuovo Testamento nelle loro citazioni dall’Antico.

Nel campo evangelico italiano, oggi vengono usate la versione di Giovanni Diodati e la versione Riveduta di Giovanni Luzzi dai testi originali, pubblicata nel 1924. C’è, inoltre, la Bibbia Concordata, tradotta dagli originali, pubblicata nel 1968 e realizzata col concorso di rappresentanti cattolici, ortodossi, evangelici ed ebrei; e, più recentemente la versione detta Nuova Riveduta.

Questa breve esposizione, tuttavia, certamente non fugherà dubbi e perplessità degli amici che ci rivolgono domande alla ricerca della “vera” Bibbia.

In genere cerchiamo di superare le diffidenze che questi amici hanno verso la Bibbia che “usiamo” solitamente (che è adottata nelle chiese evangeliche) parlando loro della fede in Gesù Cristo ed invitandoli a leggere la Bibbia…magari quella che certamente hanno a casa, magari il Vangelo che il parroco donò loro quando si accostarono per la prima volta al sacramento cattolico dell’Eucaristia (la prima comunione).